sabato 12 giugno 2010

19. L'incontro

Uscita dal cimitero decido di allungare il mio tragitto proseguendo sulla strada anziché tornare indietro, che se arrivo a casa troppo presto mamma pensa male. Avanzo quindi sul viale alberato tra il grigio del cielo e il giallo delle foglie cadute. Da distante, ogni tanto, uno sciacquar di remi. Svolto l’angolo. Col naso ben dentro lo scialle alzo gli occhi. In lontananza uno scuro cappello spicca in vetta ad un’ombra massiccia. Un brivido mi drizza la schiena. L’aria mi gela la faccia ancora umida del mio respiro. “Mio Dio, è Giovanni.” D’istinto caccio una mano in tasca e ne estirpo quei denti di primule che ormai avevano messo radici. Li tengo stretti fino a farmi male. Ci camminiamo incontro restando ai due lati opposti del viale ma più si accorcia la distanza più la traiettoria si fa sbieca e i passi rallentano. In un tempo troppo breve ci troviamo l’uno di fronte all’altra. Io non riesco a fare nulla se non guardarmi i piedi con tutta la testa. Lui osserva il mio silenzio. La mia mano sbuca timida da dentro lo scialle e porta alla luce il suo prezioso dono. Lui coglie quei fiori che ben conosce e, delicato, li appunta ai miei capelli. Seguo con gli occhi quel gesto che scendendo sulla guancia diventa una carezza e prima che possa allontanare la sua mano vi adagio sopra il mio piccolo palmo e ci affondo tutta la faccia.
Ora siamo occhi negli occhi e mani nelle mani. Lui mi sorride ed io mi sento a casa. Da qui tutto comincia. Rinasco donna in un nuovo grembo: gli occhi suoi, che scoprono in me più di quanto io sappia.
Dalla finestra aperta della casa all’angolo giunge un sonoro starnuto della signora Rina a spezzare l’incanto.
“Vai angelo, che ti staranno aspettando”.
Io non trattengo l’energia e parto al galoppo. Prima di svoltare faccio un cenno con la mano.
Tutto il mio corpo ride.
Aveva ragione mamma. A camminare ci si scalda l’animo.

1 commento:

  1. Che meraviglia:l'amore che sboccia nel freddo e scalda non solo il corpo di Bianca, ma anche quello del letttore e di chiunque abbia provato, almeno una volta nella vita, questa terribile, sublime sensazione! D

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