sabato 12 giugno 2010

11. La comunione

Io e le mie sorelle maggiori cantiamo nel coro. Sediamo sui primi banchi a lato dell’altare che sono rialzati rispetto agli altri. Giovanni è sempre l’ultimo ad entrare in chiesa. All’estremo rintocco della campana che chiama messa si apre il portone e lui immancabilmente appare, nessun segno della croce, toglie il cappello e sta tutto il tempo lì, in piedi, spalle contro il muro. Questa domenica la chiesa è compostamente affollata, come sempre. Io mi sento tesa, penso che lui mi stia guardando o forse lo spero soltanto. Quand’è il momento della comunione, mentre tutti si portano verso l’altare dove il prete dispensa la particola, io rimango in ginocchio sul mio banco, mi raccolgo in preghiera e chiedo perdono a Dio per quello che sto per fare. Dopo un po’ alzo gli occhi e, in fondo alla chiesa, vedo la fine della processione così mi incammino e attraverso tutto il corridoio centrale per accodarmi alla fila. Dopo pochi istanti Giovanni chiude il corteo e lì comincia la nostra marcia nuziale. E’ vicinissimo, posso avvertirne il respiro. Il fruscio dei suoi vestiti ad ogni passo. Io mi sento addosso una corona di fiori. Mi sudano le mani. Non c’è più nulla intorno a noi ma d’improvviso mi trovo davanti al sacerdote e fatico a contenere un sussulto. Torno in me. Prendo la particola e girandomi non evito lo sguardo del mio sposo… siamo marito e moglie. Me ne torno al banco con in bocca un corpo di Cristo che non merito e nel cuore una gioia che mi rende la peggiore peccatrice.

1 commento:

  1. Ma quale peccatrice; L'amore è la cosa più pura della vita. La comunione poi presuppone la transustantazione,parola difficile per dire che l'ostia si trasforma davvero nel corpo di Cristo, non come simbolo, ma proprio come carne,muscoli e nervi.Solo i mistici possono crederci.

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