Galoppo. Trotto. Passo. Ho il fiato corto. Al capitello la madonnina azzurra mi guarda. Non riesco ad ignorarla ma mi sorride ed io ricambio. Proseguo verso casa. Un passo un pensiero: Ora che accadrà? - Quando lo rivedrò? - Non gli ho chiesto come mai era sparito - “Vai angelo, che ti staranno aspettando” - Devo togliere il pettinino prima di rincasare - Non gli ho chiesto di Antonio - “Vai angelo, che ti staranno aspettando” - Forse ho fatto qualcosa di sconveniente - Ci avrà visti qualcuno? - La signora Rina forse! - “ Vai angelo, che ti staranno aspettando” - Devo togliere il pettinino prima di rincasare - I suoi occhi - Le sue mani - “ Vai angelo, che ti staranno aspettando”.
Davanti al cancello di casa cerco di darmi un contegno. Faccio un bel respiro e rilasso la faccia per eliminare ogni residuo di quel sorriso euforico che mi sento dentro e somigliare di più alla Bianca di un’ora fa. Entro. Mamma sferruzza calze di lana rosse: “Va meglio?” Io tolgo lo scialle e lo appoggio sulla sedia: “Si, avevi ragione. Una passeggiata mi ha fatto bene”. Le schiocco un bacio sulla guancia e mi dirigo verso le scale. Lei guarda dalla finestra continuando a sferruzzare e con tono monocorde m’interpella: “Che hai in testa?” La sua domanda mi arriva come una stilettata. Non posso crederci: non l’ho tolto! “...No, niente... un fermaglio... l’ho trovato per terra...”. Continuo a salire le scale con accorta indifferenza. Non sento replica. Solo un botta e risposta tra il cigolio dei gradini sotto i miei piedi e lo scricchiolio della sedia sotto le sue ossute terga.
"Che hai intesta?" Un fermaglio di nome Giovanni, ah,ah. Sono entrato nella storia ormai.D
RispondiElimina