domenica 11 luglio 2010

34. Muti sproloqui

Sento voci di sotto. Devono essere tornati.
Ora mamma comincerà a preparare il pranzo e tutte le figlie daranno una mano, ma non io. Io devo riflettere. Così ha ordinato papà. Perciò me ne sto qui sdraiata a contare le crepe del soffitto, e rifletto. Mi chiedo se qualcuno si prenderà mai la briga di parlarmi chiaramente o se dovrò passare il resto della vita ad immaginare quali meschine maldicenze abbiano tanto sconvolto mio padre. O se dovrò aspettare che qualche amica me le racconti, sempre che io riesca, un giorno, ad uscire da questa stanza! Rifletto. Un battibecco di pensieri mi si accapiglia nella mente: che farò adesso? Chi o cosa sbloccherà questa situazione? Io? Mio padre? Mia madre? Il tempo? Oppure Giovanni manterrà la sua promessa? “Non temere, sistemerò tutto io.” - Per un attimo ritrovo il suo abbraccio - E come lo farà? Quanto dovrò aspettare? Mi sembra di vivere tra l’incubo e il sogno. E se ora mi svegliassi e tutto svanisse? Non so se ne sarei più sollevata o più amareggiata. Non ne vengo a capo del perché tanta felicità debba portarsi appresso tanta frustrazione! Tutto potrebbe essere così semplice se solo la gente sapesse rispettare i sentimenti puri… invece no. Evidentemente gettare fango addosso agli altri dà l’illusione di essere meno sporchi... Eppure non è passato molto tempo da quando mi sentivo immune da qualsiasi malignità... Tutti conoscevano la mia serietà di ragazza per bene, perfettamente degna del cognome che porto. La famiglia Toso, detta “Timorato”*, ha sempre goduto di una fama irreprensibile, mai nessuno scandalo ha macchiato la sua storia… fino ad oggi. L’isola si nutre di queste cose più che di polenta e pesce: si attacca al minimo appiglio e ti divora. In un attimo tutto ciò che resta è un nome da bisbigliare all’orecchio, bocca dietro alla mano.
Un trambusto di scalini saliti di corsa arresta il flusso concitato dei miei muti sproloqui. Franca appesa alla maniglia compare giusto il tempo di quattro squillanti parole: “E’ pronto in tavola!” e subito richiude. Poi un ripensamento. Riapre quel tanto che basta ad infilare la testa: “Ma che fai ancora in camicia da notte!?! Sbrigati!!” e di nuovo scompare.
Io d’istinto obbedisco e mi vesto pur sapendo che scendere quelle scale non mi porterà niente di buono. Forse era meglio se mi lasciavano qui, del resto non ho nemmeno fame.





*In isola spesso ai cognomi venivano affiancati dei soprannomi tramandati di generazione in generazione per distinguere i vari rami delle famiglie.

1 commento:

  1. Tutto il mondo è paese:La tua isola somiglia stranamente al mio paese del basso Salento dove tutti si conoscono e dove la morale è dettata dal pettegolezzo. I nomignoli poi, che spesso sostituiscono il cognome, hanno un'arguzia particolare e denotano grande spirito di osservazione ed una forte carica di umorismo. D.

    RispondiElimina