lunedì 5 luglio 2010

32. Il pennuto dal lungo becco

Ci prepariamo per la notte. Sembra che per Franca e Dalia la festa non sia ancora finita, non riescono ad accantonare l’eccitazione di questa serata. Le guardo mentre si rincorrono intorno al letto blaterando tutta una serie di stupidaggini che alimentano la loro incontrollata ridarella. Occhi lucidi di lacrime allegre, gote rosse di giochi agitati. Mamma le ha già richiamate bonariamente. Due volte! Mi sa che alla terza cambierà tono... Le inseguo con gli occhi nei loro giri sfrenati e rimango anch’io contagiata dalla loro spensieratezza.
“Ora baastaaaa! Devo salire?” Eccola. Puntuale come previsto.
Franca e Dalia si infilano nel letto spinte a calci da quell’urlo spazientito … ed io con loro. Un soffio alla candela e: “Buonanotte…”
Nel buio qualche residuo di frenesia guizza ancora fra le due piccole anguille: “Ehi Bianca… ma com’è che stasera alla sagra te ne stavi tutta sola? Non ti sei divertita?” Bisbiglia sonoramente Dalia. Io non rispondo ed ingrosso il respiro fingendo di dormire. “E poi a un certo punto non ti si è più vista …dov’eri finita?” Continua Dalia con la sua solita impertinenza. “Ma lasciala in pace! Sempre a impicciarti tu!” Franca di nome e di fatto.
Io attendo paziente che tutto ritorni a tacere ma più avanza la notte più il silenzio si fa insopportabile e dilata il rumore dei miei pensieri. Nessuna distrazione mi può più salvare. Le immagini, i suoni, le sensazioni, si fanno presenze ingombranti che prendono corpo davanti ai miei occhi. Nell’anima ho mille soldati che lottano incauti fra gioia e dolore, certezza e dubbio, presente e futuro… fra sogno e destino.
Mai un uomo mi si era avvicinato tanto, mai l’avevo permesso… mi sembra di non avere alcun controllo su ciò che accade… tutto è così nuovo, inaspettato… al di la di ogni mia supposizione ma stranamente radicato in me… L’abbraccio di Giovanni mi ha preso le viscere e ne ha fatto voli di rondine. E’ questo l’Amore? E’ questa l’unione fra un uomo e una donna? D’un tratto un morso mi azzanna il cuore e rimango atterrita come un topo in trappola: “Quando un uomo e una donna si vogliono un bene sincero Dio, con un fischio, convoca il pennuto dal lungo becco…” mi raccontava mamma da bambina…
Porto le mani alla pancia ed ascolto.
Ti prego buon Dio taci, non emettere suono…

1 commento:

  1. Questo racconto sa di freschezza, di gioventù, di gioiosa ingenuità. Mia madre si chiamava Bianca e adorava i biancospini. Questi enormi cespugli erano i nascondigli preferiti di noi bambini e fu lì che baciai per la prima volta una coetanea. Le sfiorai le labbra e ancora ne ricordo il tepore. E lei mi disse:"lo sai che ora nascerà un bambino?" Quali teneri ricordi suscita il me il candore del racconto di Biancaspina!Dino

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