venerdì 2 luglio 2010

30. La sagra

Tutta l’isola si accalca nel campo della chiesa in uno sciame che si estende anche lungo la riva. La scena si ripete uguale ogni anno: il fumo, il fritto, il vino. Le braci riscaldano l’aria che, densa, è scalfita da gesti ubriachi. Chi canta, chi beve, chi mangia. Le donne si stringono in piccoli cerchi di sagge e vivaci comari: stavolta dibattono su quale sia il modo più semplice di cuocere i cavoli evitando il fetore.
Sono più di due ore che siamo qua ed è già buio. Io me ne sto appoggiata al muretto e guardo la festa che folleggia negli occhi di tutti ma non riesco a vedere Giovanni. Cerco disperatamente la sua sagoma fra le tante ombre fiocamente illuminate. Papà, combattuto tra l’esigenza di controllarmi e la voglia di lasciarsi andare, dopo qualche esitazione ha ceduto allo stravizio e dal secondo bicchiere di rosso già non mi guarda più. Mamma scambia chiacchiere moderate, sembra tranquilla, quasi avesse la certezza che sua figlia farà la cosa giusta. Eppure non merito tanta fiducia perché ho un unico pensiero impigliato nel cuore: stasera potrebbe essere l’ultima occasione per vederlo … Non c’è, non c’è! Ma perché mi abbandona così?… ed io che sto qui a cercarlo come una stupida!
Avvilita mi allontano dalla confusione e vado nell’unico luogo deserto, la loggia antistante la chiesa. Siedo sul basamento che raccorda le colonne del portico dando le spalle allo scuro giardino. Mi prendo le ginocchia nelle braccia e ci appoggio il mento. “Ma dove sei!” Un groppo mi insidia la gola ma ricaccio il pianto negli occhi. La faccia è accaldata, le dita gelate. D’un tratto un pesante calore mi avvolge e mi toglie il respiro. Resto immobile. Due grandi mani si adagiano ai miei gomiti e un abbraccio stringe l’abbraccio che già avevo di me stessa. Mi sento al sicuro: “Giovanni…”. Il suo torace mi veste la schiena come un cappotto. Il suo collo tocca il mio collo. Poche parole sussurrate all’orecchio: “Non temere, sistemerò tutto io.”
Non ho più paura di niente. Lui si scioglie da me. Rimane il calore.
Non speravo sarebbe stato tanto dolce ricevere l’Amore di un uomo.

2 commenti:

  1. ... la parte finale mi piace davvero molto è come se avessi ricevuto anche io l'abbraccio di giovanni... è stata davvero una dolce sensazione! Cate

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  2. Solitamente si dipinge con i pennelli ma questo quadretto idilliaco tu hai saputo dipingerlo con le parole. Brava! Dino

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